Poesia come ri-creazione dell’anima ed espressione di gratitudine
da “Gratitudine e poesia” ne Lo spirito della poesia (Fara 2008, pp. 105-110)
Lo scopo di questo breve intervento è quello di rintracciare e mettere in risalto il ruolo rivestito dalla capacità d’amare, di cui la gratitudine è l’elemento più rilevante, nei confronti della potenzialità creativa: ingrediente basilare per fare poesia. (…)
Spesso, infatti, succede di trovare concentrate in un solo verso emozioni ed intuizioni attraverso parole illuminanti che aiutano a capire sé stessi, gli altri e il mondo.
La poesia inoltre sembra avvicinarsi alla dimensione dell’assoluto alimentandosi di una energia che sorpassa l’uomo e lo avvicina a Dio. Essa contrappone la speranza alla disperazione, la vita alla morte, l’amore all’odio, la presenza all’assenza, il movimento interiore alla stasi emotiva. (…)
Non si può d’altra parte non riconoscere che la gratitudine, proprio per la dipendenza che sottende, renda difficile il suo riconoscimento e ancora di più la sua manifestazione. L’integrazione di amore e odio, di aggressività e bontà, di invidia e gratitudine è il risultato di un lungo e faticoso lavoro psichico che favorisce una creativa e sana combinazione fra le parti: angeli e diavoli, pausa e lotta, silenzio e parola, esilio e dimora, verità e finzione, fiducia ed inganno.
Un compromesso, che è condizione indispensabile, per promuovere le forze necessarie alla maturazione di una poesia che tocchi il vero.
Per terminare ecco un mio breve testo poetico sperando che possa dire meglio e di più dell’esposizione in prosa:
nel Tu e nell’Io a volte ospitante altre ospitato
vanno vengono maree d’amore
lasciano solchi annegando abbandoni
nel gioco senza tregua di alternanti mutamenti
sguardi intriganti in calde mani s’accostano
disgelano il timido verbo dell’incontro
Ed infine alcuni versi da Solchi e Nodi (Fara 2008)
continua a calarti vita
lungo brividi di terra
danza sulle onde narrando
dello tsunami che squarcia il tempo
con ali d’aquila tenta in verticale
l’indiviso divino
serpentino il volo
perpetua causa caso fine
***
salescende la luna tra calli e ponti
tesse mutamenti sciogliendo giuramenti
l’universo intanto invano stupisce
serrando il male in trappole d’inganni
***
nel vuoto dei cieli
oracoli sfidano sonni
inabissati in grembi d’ombra
farfalle ferite viaggiano oltre
rapite in suoni e sogni
randagiando improbabili siti
acerbe visioni in franchi porti
lungo scie di nebbie e lampioni
rumori aperti al canto
in salti di luce nei corpi
***
nostalgie s’adagiano sui fondali di valigie
indugiano ai fianchi di punte innevate
si sfumano nel corazón de los Andes
sfiorando l’abbraccio di nuvole in fuga
anonime onde concordano voci
replicano nel lampo l’irrepetibile
fulmineo parla l’eterno
frantumando oscurità
piccole fiaccole animano presenze
donano sapienza ai passi nei blancos caminitos
straripanti visioni s’inseguono
addensandosi in sogni ed echi di favola.
Caterina Camporesi è nata a Sogliano al Rubicone (FC) nel 1944 e vive a Rimini. È psicoterapeuta. Già condirettrice de La Rocca poesia e redattrice de Le Voci della Luna, collabora a riviste e blog con recensioni, testi poetici e saggi inerenti al rapporto tra psicoanalisi e creatività. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Poesie di una psicologa (1982), Sulla porta del tempo (1996), Agli strali del silenzio (1999), Duende (Marsilio 2003), Solchi e Nodi (Fara 2008), Dove il vero si coagula (Raffaelli 2011), Muove il dove (Raffaelli 2015). Con la silloge “La sorte risanata” è presente nell’antologia La coda della galassia (Fara 2005). Altri testi sono stati pubblicati in rete e in numerose antologie e riviste.