Ricrezione
o
quando noi si rideva
Infanzia e vecchiaia sono le due più belle ricreazioni della vita, in mezzo ad esse si cresce e si lavora, di giorno in giorno, per capire chi siamo.
Comunque, dei tempi della scuola ciò che più ricordo sono le sempre troppo brevi ricreazioni, quale surrogato del paradiso, emulazione dell’eterno: forse un luogo sicuro, il rifugio di tutte le speranze, la tana dove custodire segreti e desideri ma, soprattutto, fra noi ci si trovava per ridere insieme. Ora, a pensarla bene, son più le giornate che trascorrono senza un intermezzo, senza rivivere quel momento conviviale: dov’è finito, appunto, il “quando noi si rideva”?
Oggi a fatica ci prende la “sgrigna” e, di certo, l’adolescente ha ragione di ribellarsi a questa noiosa adultità, dove persino Dio l’abbiam reso un qualcosa d’imbronciato. Rinunci allora a Satana? Certo! Che domande. Ma dall’altra parte c’è mica un po’ di svago?
Divertirsi, sì, questo è un modo per “ricrearsi” e, forse, ci hanno fatto credere che v’è una sola età per farlo (lasciamo qui cadere la triste sorte di chi mai ha avuto un’infanzia ricreativa). Qualcuno a noi noto (Cristo) ha detto che per salvarsi occorre tornare come bambini. Ci sarà un motivo. E così, in quanto a me, fra le tante vicende divino-umane che la storia ci tramanda, quella che preferisco sono i “divertimenti di Kṛṣṇa”. Nell’introduzione al libro di Kṛṣṇa, sua divina grazia Bhaktivedanta Swami Prabhupāda scrive: «Coloro che sono veramente liberati e possiedono il perfetto sapere preferiscono ascoltare il racconto dei divertimenti di Kṛṣṇa, attività, questa, del tutto spirituale».[1]
Proprio lo spirito, appunto, non abbisogna delle sue ricreazioni? Rispondo con i versi del Cecchi: «Bisogna darle (alla nostra natura), / quanto al corpo, il suo cibo a tempo debito / e il suo sonno; poi, quanto allo spirito, / le sue recreazioni e sue vacanze».[2] Ma in fondo, per chi crede, tutta questa esistenza non è forse il più grande atto ricreativo di Dio? Rispondo con le parole di Teṣàuro: «Questo gran mondo altro veramente non è che un vario e vago e magnifico teatro delle ricreazioni di Dio».[3] E noi cristiani che abbiamo un gran da fare con la risurrezione dei morti, cosa mai crediamo che essa sia? Musso la chiama: «Beata resurrezione per ricreazione di tutti noi».[4]
Sia chiaro a chiunque, però, che per tornare a ridere, gioire e godere al massimo di questa sosta ricreativa, caspita se prima non occorre aver sudato. V’è forse risurrezione senza crocifissione? Ahimè no, dunque amen.
[1] Il libro di Kṛṣṇa, in I grandi classici dell’India, 3 voll., Bhaktivedanta Book Trust, Firenze 1981, vol. III, p. xix.
[2] Giovanni Maria Cecchi, Drammi spirituali, 2 voll., Firenze 1895, vol. I, p. 95.
[3] Emanuele Teṣàuro, Panegirici, 2 voll., Torino 1658-1659, vol. I, p. 49.
[4] Cornelio Musso, Prediche, 4 voll., Venezia 1577-1579, vol. III, p. 214.
Serse Cardellini (a destra nella foto, con lui il poeta Beppe Costa) è nato a Pesaro nel 1976, dove vive. Poeta, antropologo, filosofo delle religioni, operatore in scienze socio-sanitarie e operatore olistico in Medicina Tradizionale Cinese. In ambito poetico fonda l’Associazione Thauma Edizioni, di cui è Presidente dal 2005 al 2015; dal 2011 al 2013 è Direttore Letterario dell’AMP (Accademia Mondiale della Poesia) inaugurata dall’UNESCO nel 2001, per la quale ha curato l’antologia Poesia e Pace raccogliendo opere di sessanta poeti provenienti dai cinque continenti. Alcune sue pubblicazioni poetiche sono: L’Archipoeta (Edizioni OCD 2007); Atlantide (Thauma 2008); Il mio Orfeo (Thauma 2010); Né giorno né notte (Greta 2011); Cantico lunatico (Thauma 2011); Vita morte e miracoli (Forme Libere 2011); Autopsia-Teopsia (Thauma 2013); Bibliomachia (Thauma 2014); Guida. Itinerari poetici d’Italia (Thauma 2014); Dell’inutile (Gilgamesh 2015). Con Fara ha pubbblicato il romanzo L’Ateone vincitore del concorso Narrabilando 2017. Attualmente opera nell’ambito della Medicina Tradizionale Cinese, collaborando con l’Accademia di MTC di Faenza e compiendo viaggi studio in Cina presso i templi dei monaci Shaolin.