Ricreazione: un’occhiata al Paese di Mezzo
Due caratteri si usano in cinese per esprimere il concetto “scolastico” di ricreazione: 遊樂 yóulè. Consultando alcuni dizionari e navigando il sito www.yellowbridge.com scopriamo che 遊 yóu significa “vagare, andare a spasso, viaggiare” ed è composto a sinistra dal radicale che ne definisce l’area semantica 辶 (è la stilizzazione di un piede che lascia le sue impronte su un sentiero), e a destra da 斿 che indica una bandiera sfrangiata e sventolante 㫃 yăn sotto la quale troviamo un bambino 子 zì. In antico il carattere 㫃 yăn indicava anche l’azione di “desistere, riposare, sdraiarsi, fermarsi”.
Dunque, questo primo carattere ci offre l’idea di un moto salutare, ritemprante, giocoso (sono coinvolti i bambini) o di una sosta riposante e magari meditativa, per far viaggiare il pensiero.
Il carattere 樂 lè signfica “felice, piacevole, gioioso, allegro” ed è composto in basso dal radicale 木 mù che indica un albero, e in alto da due bozzoli di seta 絲 sī che esprimono il concetto di “fili, stringhe o corde di uno strumento”, intervallati da 白 bái, stilizzazione di una candela accesa, che sta per “bianco, luminoso, puro” e potrebbe anche indicare il foro di risonanza di uno strumento musicale con cassa armonica in legno, come suggerito dal radicale mù.
Questo secondo carattere esprime allora la gioia che si può provare nell’ascoltare musica, nel suonare uno strumento, nel danzare.
La ricreazione – anche nel senso “extrascolastico” di dar vita a qualcosa di nuovo, di una pausa/attesa generativa e creativa – pare proprio essere una combinazione di quanto questi due caratteri implicitamente e così intensamente esprimono: uno stop alla routine, una sosta per riposare, ritemprarsi, passeggiare, passare piacevolmente il tempo, giocare, ballare, interagire con gli altri in modo divertente, cantare, ascoltare musica, meditare, immaginare con fanciullesca libertà, creare…
Concludo con queste quattro terzine di senari che spero lascino una piccola impronta, un ritmo, una traccia sonora “ricreativa”:
Ciò che si comunica[1]
viene assunto insieme
è condivisione ap-
pesa alle parole
genera nei gesti
scambi di empatia
apre prospettive
cambia un poco il mondo
grazie al noi che tu
regoli con me
nascono emozioni
nuove idee si espandono.
[1] Comune, dal latino communem, è composto da cum (con) e munus (incarico, peso, obbligo; onore, dono, v. munifico), ovvero: scambiare o condividere una responsabilità, una informazione, dei valori (concreti e/o morali), ecc.
Alessandro Ramberti (Santarcangelo di Romagna, 1960) è laureato in Lingue orientali a Venezia, ha vinto una borsa (1984-85) per l’Università Fudan di Shanghai. Nel 1988 consegue a Los Angeles il Master in Linguistica presso l’UCLA e nel 1993 il dottorato in Linguistica presso l’Università Roma Tre. Ha pubblicato qualche saggio, Racconti su un chicco di riso (Pisa, Tacchi 1991), La simmetria imperfettacon lo pseudonimo di Johan Thor Johansson (1996) e alcune sillogi: In cerca (2004, Premio Alfonso Gatto opera prima e altri), Pietrisco (2006, premi Poesi@&Rete e Cluvium), Sotto il sole (sopra il cielo) (2012, Premio speciale Firenze Capitale d’Europa e altri riconoscimenti), Orme intangibili (2015, Premio Speciale Casentino, II class. Tra Secchia e Panaro, ecc.), Al largo (2017). Con l’Arca Felice di Salerno ha pubblicato la plaquette Inoltramenti e tradotto 4 poesie di Du Fu.