Buone idee, non solo tecnologie, per gli eventi digitali.
Nuove competenze, nuove professioni, oppure bolle di sapone?
Agli inizi degli anni 90 il nostro studio si cimentava, anche con un discreto successo, nella creazione di CDRom multimediali, che trovarono buona risonanza a diversi livelli, anche su riviste del settore e perfino una buona recensione sul sito Apple. Probabilmente siamo stati bravi ad usare le tecnologie, ma come diceva spesso Franz, siamo stati attenti nello sperimentare e cercare una grammatica per una nuova forma di linguaggio in cui per la prima volta la lettura non avveniva in maniera sequenziale, ma interattiva secondo le scelte dell’utente.
Si trattava di affrontare problemi nuovi, che esigevano soluzioni nuove, non sempre facili da comprendere anche per una sorta di pigrizia nell’abbandonare vecchie abitudini. Mettere contenuti in CDRom – dicevamo – non significa inserire un libro sfogliabile nella sua forma digitale. Cercavamo di far capire il cambiamento che stava avvenendo con una similitudine ancora oggi efficace: per fare cinema non basta mettere un paio di telecamere a teatro. Si, ci sono ugualmente, attori, regista e scenografie, ma cinema e teatro usano grammatiche diverse, scritte dopo tanta sperimentazione.
Questa lunga premessa ricca di “amarcord” come è nel mio stile, per dire che oggi a me sembra di trovarmi difronte ad una situazione simile. Mi riferisco all’accelerazione che il Covid-19 ha dato ai rapporti attraverso le nostre webcam, che all’inizio erano solo per riunioni di lavoro a distanza, ma oggi sono diventate strumento indispensabile per eventi pubblici, importanti per qualità di argomenti e numero di spettatori. Nei miei precedenti articoli ho dato qualche informazione sui software utili a collegarsi efficacemente, e soprattutto nell’ultimo ho scritto di StreamYard una piattaforma unica nel suo genere, molto interessante. Nella sua semplicità può essere utilizzata da tutti, ma proprio questa caratteristica ha mosso in me questa riflessione perché ne sto vedendo i risultati.
Noi l’abbiamo usata per la prima volta per un evento che ha messo insieme oltre duecento giovani soci ed ha avuto una visibilità nella rete che ha superato di gran lunga le nostre aspettative. Ma al di là dei numeri – ne abbiamo parlato in questo articolo – ci hanno meravigliato i commenti positivi, addirittura entusiastici dei partecipanti che ci invitavano a ripetere presto l’esperienza.
Pensavo che il merito fosse soprattutto della tecnologia usata, fino a quando, proprio ieri, ho visto la stessa piattaforma usata in una circostanza importante dove era presente perfino un ministro. Guardando questo evento mi sono detto: “che occasione sprecata”. Al di là di argomenti sicuramente interessanti il risultato a me è parso veramente molto noioso. Nessun cambio di scena, quasi fosse una “skypata” privata tra cinque relatori, nessun elemento grafico che spezzasse un po’ il ritmo e ravvivasse un po’ l’evento, per arrivare alla solita e banale conclusione che non sono le tecnologie a fare la differenza ma chi le usa.
È la lezione (di vita più che di grafica) ricevuta da Michele Provinciale e Massimo Dolcini che ben testimoniavano il buon vecchio caro Albe Steiner, che sosteneva:
“alla creatività non servono molti strumenti per esprimersi. Anzi in una condizione di minor disponibilità di mezzi possono venir fuori risultati migliori.”
Ecco, in questo momento, in cui tutti parlano di smartworking, ma in realtà si vorrebbe sottintendere una rivoluzione che va oltre il lavoro, tocca le relazioni e perfino i grandi eventi, è il momento di sperimentare e dare vita a nuove forme di comunicazione, anche con strumenti semplici che la rete ci mette a disposizione a basso costo.
Probabilmente quello degli eventi digitali, o eventi online che dir si voglia, diventerà un settore di business importante, lo testimoniano i tanti messaggi che girano sui social. In molti si stanno convertendo a questa attività. Ai nastri partenza si è tutti più o meno alla pari, ma alla lunga anche qui vinceranno le idee.
Walt