Ep.12 – Indesign… ovvero Xpress-Killer
La Grafica commedia – Episodio 12
Il passaggio dal 1999 al 2000 non portò problemi ai sistemi informatici, il tanto temuto millennium-bug non ebbe effetti importanti, tuttavia per molti grafici fu un anno di passaggio importante. All’inizio della mia attività nel 1988, il programma che avevo scelto per impaginare si chiamava Aldus PageMaker, ma nel giro di poco tempo lo abbandonai per quello che unanimemente veniva considerato un vero applicativo professionale, Quark XPress, che fin dai primi anni Novanta era entrato prepotentemente in uso nelle redazioni dei giornali, notoriamente attenti nel richiedere strumenti di massima efficacia e di alta produttività.
Nel frattempo Aldus terminò il suo percorso vendendo i due gioielli, FreeHand diventò Macromedia e PageMaker diventò Adobe. Quest’ultimo, malgrado gli aggiornamenti e le migliorie, non riuscì a trovare più l’interesse di un’utenza che non fosse di taglio basso. Fu così che Adobe decise di fare un grande salto ripensando ad un programma interamente nuovo per rispondere alle esigenze del design sfruttando al meglio le potenzialità dei computer di ultima generazione. Ecco così che alla fine del 1999 nasce InDesign, definito dalle riviste del tempo “XPress-killer”; in effetti a questo termine, che potrebbe ricordare un film di 007, possiamo aggiungere: “missione compiuta”. Nel 2002 InDesign era il programma di impaginazione più diffuso in ambiente MacOs.
Vediamo ora quali sono i punti forza di questo programma, tenendo presente che, come per Photoshop, mi è difficile poter dire di conoscerlo ed utilizzarlo in tutte le sue potenzialità.
InDesign è un programma di impaginazione editoriale, quindi la realizzazione di libri, riviste, giornali trova in questa applicazione lo strumento ideale. La possibilità di gestire con semplicità anche oggetti grafici piuttosto complessi, lo ha reso in molte circostanze un valido sostituto di FreeHand, soprattutto quando quest’ultimo veniva utilizzato per impaginare manifesti, pieghevoli od opuscoli di piccole dimensioni. In questi casi molti grafici come il sottoscritto, orfani di FreeHand, hanno preferito InDesign a Illustrator, che rimane senza dubbio leader nel disegno vettoriale e per la realizzazione di illustrazioni complesse, ma risulta troppo pesante e rigido in certi passaggi, soprattutto nel trattamento di testi lunghi. Va aggiunto il fatto che un elemento importante di InDesign è la forte integrazioni con tutti gli altri prodotti della Adobe CS6, e quindi, come è possibile importare un file PSD, gestendone livelli e trasparenze, si possono inserire file di Illustrator che potranno essere rielaborati in momenti successi dal programma “proprietario”.
È molto importante a tale riguardo che sia ben chiaro il funzionamento dell’importazione di file esterni all’interno di InDesign. Mentre in programmi noti e diffusi come Microsoft Word, la scelta predefinita di importazione comporta che i file inseriti diventino parte integrante del documento di Word (aumentandone quindi il peso e permettendo la cancellazione del file esterno importato), con InDesign, così come era per PageMaker e sempre è stato per Quark XPress, la scelta predefinita è quella di importare l’immagine creando un collegamento con il file esterno, che dovrà quindi essere sempre presente in una precisa collocazione di cui InDesign dovrà tener traccia. Per fare questo, il miglior modo è tenere ordinati tutti i documenti in una cartella chiamata Link nella stessa posizione del documento di impaginazione.
Può capitare che in una fase creativa, vuoi perché particolarmente ispirati, vuoi per l’urgenza della consegna, l’impaginazione avvenga con molta fretta pigliando qua e là le foto sparse nel nostro computer, e sentiamo come un peso ingombrante il dover rimanere attenti perché i file siano tutti nella stessa cartella. InDesign per questo problema ci viene in aiuto con una operazione che si chiama “Crea pacchetto”, una funzione che realizza per noi una copia precisa e ben ordinata all’interno di una cartella che conterrà il file di InDesign, le immagini utilizzate, le font e una breve descrizione tecnica.
Altro fattore molto importante è la possibilità di esportare in formato PDF con parametri del tutto personalizzabili in maniera perfettamente integrata.
Oggi la creazione di un PDF ha ampliato fortemente l’ambito di utilizzo. Fino a poco tempo fa erano in massima parte realizzati per due motivi: creazione di documenti da inviare in stampa, oppure creazione di documenti da distribuire, come ad esempio un manuale per un programma. Oggi con l’evoluzione degli smartphone, l’avvento dei tablet e il forte utilizzo dei PDF come documento di diffusione tramite internet, anche questo secondo aspetto di creazione di file PDF multimediali, trova in InDesign uno strumento ideale.
In realtà il grande salto fatto negli ultimi due anni è la possibilità data ad InDesign di essere lo strumento al centro della creazione di prodotti editoriali digitali per iPad e tablet in genere. Sistema denominato Adobe Digital Publishing Suite che affascina enormemente persone come me che si divertono con le tecnologie e adorano la bella “tipografia”, intesa come uso intelligente e curato del carattere e non come sistema di stampa. Di questo scriverò più avanti.
Voglio sottolineare ancora una volta che queste sono sempre considerazioni che si basano su una esperienza tutta personale. Non ho più scelto di utilizzare XPress per ragioni economiche oltre che pratiche. Non si può essere sempre aggiornati su tutto, ed è quasi certo che il programma di Quark abbia grandi potenzialità che io oggi non posso apprezzare. Continuo a ricevere informazioni tramite email su questo programma che spesso mi tentano, soprattutto anche in relazione allo sviluppo di riviste per iPad. Ma il mio lavoro non è quello di testare i programmi. Sapessi già usare InDesign, in tutte le sue potenzialità, sarebbe un grande risultato.
Testo tratto dal libro: