Ep.8 – Calcolo ergo sum
Senza software, anche un Mac sarebbe solo un insieme di plastiche, metalli, circuiti e silicio.
La Grafica commedia – Episodio 8
Scritto nel 2013
Fino a questo punto abbiamo parlato di oggetti che possiamo toccare con mano, magari ricchi di elementi microscopici come un processore, ma solidi, visibili. Ora ci accingiamo a descrivere l’immateriale, ciò che esiste ma che ha una consistenza paragonabile al pensiero. “Cogito ergo sum”, “penso dunque sono” diceva Cartesio. Mi auguro che non possa mai accadere che un computer arrivi autonomamente a questo grado di riflessione che aprirebbe scenari inquietanti, ma il paragone ci serve a capire che l’essenza di un computer passa attraverso tutta una serie di comandi che messi insieme determinano il cosiddetto software. Senza software, gli strumenti descritti nel capitolo precedente, sarebbero niente più che pezzi di silicio, metalli e plastiche ben assemblati e magari dal design raffinato come un Mac.
Classificare questa massa di dati che popola un computer è necessario, ma potrebbe risultare operazione non immediatamente comprensibile, e quindi permettetemi di utilizzare una classificazione basata più sulla mia grossolana esperienza, piuttosto che descrizioni scientifiche.
Una banale classificazione delle informazioni memorizzate in un computer potremmo farla rispetto alla funzione che questi dati svolgono, e quindi vi propongo la seguente distinzione:
- sistemi operativi
- programmi
- risorse
- documenti
A loro volta i programmi, che sono un argomento centrale di questo libro, io li classificherei in:
- operativi
- di supporto
- utility
Questa suddivisione dei programmi potrebbe risultare arbitraria perché fa riferimento alla mia attività di grafico: ciò che io ritengo di supporto o semplice utility, in altri campi potrebbe risultare al centro del proprio operare.
Sistemi operativi
Un sistema operativo è l’insieme di tutte quelle informazioni che servono ad un computer per avviarsi, rimanere attivo e permettere quindi ad altri programmi di operare. È perciò un componente fondamentale senza il quale qualsiasi computer, benché acceso perché collegato alla energia elettrica, risulterebbe come un corpo completamente inanimato senza alcuna possibilità di funzione. I sistemi operativi più noti sono Unix, MacOS, Windows.
Il primo è considerato il sistema operativo per eccellenza, anzi più che un sistema è una vera e propria famiglia di sistemi operativi per certi versi simili, ma con alcune caratteristiche diverse. Tra questi Unix-based, Linux è oggi il più noto e diffuso per non essere vincolato da licenze chiuse, essendo cioè open source, libero.
Anche MacOs alla fine degli anni Novanta, dopo il ritorno di Steve Jobs alla guida di Apple, ha abbandonato l’originale architettura nata nel 1984 con Macintosh per dar vita al progetto di derivazione Unix, denominato MacOSX, dove X sta per decimo, ufficialmente messo in commercio il 24 marzo 2001. Da allora, dopo la prima versione denominata 10.0 sono uscite altre otto versioni tutte contraddistinte oltre che da un numero, anche dal nome di un felino: Puma, Jaguar, Panther, Tiger, Leopard, Snow Leopard, Lion e l’ultimo Mountain Lion.
Del terzo sistema operativo, Windows, che dire? Riuscirò ad evitare le antiche polemiche sul plagio? Su Bill Gates antipatico e copione? Ma sì, siamo oramai superiori a queste cose. E comunque non credo che abbia bisogno di particolari presentazione il sistema operativo di Microsoft nato nel 1985 che continua ad essere il più diffuso al mondo. Non ho molto da dire perché il mio utilizzo è minimo, ridotto alla sola fase di test dei prodotti multimediali, o di come viene visualizzata da un utente Windows una pagina internet o una lettera in Word. Niente di più posso aggiungere se non che io Windows lo avvio all’interno del mio Mac utilizzando un software cosiddetto emulatore, Fusion, che può aprire contemporaneamente più sistemi operativi in finestre diverse e di cui darò qualche informazione in più nei prossimi capitoli.
Programmi operativi
Alla seconda categoria di software appartengono tutte le applicazioni, i programmi che usiamo per scrivere, per disegnare, per ritoccare le fotografie, per impaginare, per la multimedialità, ecc. Fino a qualche anno fa ognuna di queste esigenze aveva almeno un paio di possibilità di scelta, determinate da preferenze personali, che nascevano per lo più dal programma con cui si era iniziato. Tipica ad esempio era la “rivalità” tra due programmi come Illustrator e FreeHand che avevano funzioni molto simili nel disegno cosiddetto vettoriale. Altra tipica scelta che un grafico anni Novanta doveva fare era quella tra PageMaker o XPress per la impaginazione editoriale. Da un po’ di anni queste rivalità sono state appiattite soprattutto dopo che Adobe ha acquisito Macromedia, la software–house concorrente. In realtà tra i programmi per elaborare le immagini fotografiche non c’è mai stata concorrenza e da oltre vent’anni Photoshop è considerato leader incontrastato. In questo senso la Adobe potrebbe risultare antipatica per il monopolio assunto nel settore ma dobbiamo riconoscere che oltre a saper far bene il suo business, Adobe è da sempre molto attenta alle esigenze della grafica producendo programmi sempre impeccabili e altamente professionali. Quando nel 1999 smise di sviluppare PageMaker dando vita a InDesign, un programma definito provocatoriamente “XPress-killer”, possiamo dire che Adobe ha fatto un altro goal.
Nel capitolo che dedico ai programmi, illustrerò meglio alcuni di questi software, secondo l’uso che ne faccio nel mio lavoro.
Programmi supporto
Alcuni programmi li ho definiti “di supporto” perché sono applicazioni che non possiamo considerare al centro dell’attività di un graphic-designer, ma in supporto nel lavoro quotidiano, a volte anche in maniera determinante. Ad esempio, tutti quei programmi che attraverso la rete internet rendono possibili relazioni a distanza, come Skype, ma anche gli stessi browser come Safari, Firefox o Chrome, i programmi per leggere ed archiviare la posta elettronica, come Mail, Thunderbird o Outlook.
Programmi utility
Un’altra categoria di programmi l’ho definita “utility”, perché sono software che essenzialmente svolgono la loro funzione aiutandoci a fare qualcosa: per esempio a mantenere il computer sempre in ordine, oppure a gestire migliaia di caratteri senza perderci, o anche a formattare o riparare correttamente un disco rigido.
Risorse
Le risorse sono dati che inseriamo nel computer che solitamente vanno ad interagire con il sistema operativo rendendolo più potente rispetto a certe funzioni standard. Più potente non necessariamente significa più veloce. Anzi in alcuni casi una grande quantità di risorse appesantiscono l’operatività di tutto il sistema, tanto da rendere il lavoro insopportabilmente rallentato. Uno di questi casi è l’uso delle font, ovvero mettere a disposizione del nostro lavoro grandi quantità di caratteri; di questo scriverò più avanti in maniera più dettagliata.
I documenti
Tutto ciò che noi elaboriamo con un programma, che produce visivamente nel nostro monitor un disegno, un libro, un poster, una foto, un video, ecc. sarebbe fatica sprecata se non potessimo conservarlo allo spegnimento del computer, se non potessimo trasferire il lavoro da un computer all’altro, o duplicarlo in numerose copie. Tutto questo è possibile perché tutte le informazioni in formato digitale del nostro lavoro vengono salvate nella memoria del nostro disco rigido, un contenitore ordinato di dati che tecnicamente chiamiamo con il termine inglese “file”, in italiano detto anche “documento”.
Questa descrizione avrà già sollecitato il sorriso di qualcuno: “Vabbé Walter, ci hai presi proprio per scemi? Vuoi che ci sia qualcuno che nel 2013 non sappia queste cose?”. Posso assicurarvi che nella mia esperienza di insegnante, ho avuto studenti bravissimi, ai quali però certe questioni, anche elementari, non risultavano per niente chiare e quindi spendere qualche parola sull’argomento può essere utile. Se non serve: meglio.
Ogni programma produce documenti diversi, che oltre ad avere il nome che abbiamo scelto per identificarlo, sono riconoscibili da una icona caratterizzante, determinata automaticamente dall’applicazione con cui è stato creato. È bene precisare che questo passaggio non avviene in maniera identica in tutti i sistemi operativi. Windows ad esempio riconosce il formato di un file in base all’estensione, ossia tre o quattro lettere poste dopo il nome del file seguite da un punto (.doc .txt .png …). Essendo Windows il sistema operativo più diffuso è diventata prassi comune anche in altri sistemi operativi come MacOs o Unix applicare il metodo dell’estensione per rendere universalmente riconosciuti i documenti e distribuirli attraverso internet. Questa estensione potremmo decidere di renderla nascosta, lasciando dedurre la tipologia del file solo dall’icona. Ma attenzione: quando l’estensione è visibile può essere facilmente cambiata insieme al nome, e tale operazione renderebbe il documento illeggibile perché confonderebbe il computer che cercherebbe di aprile il file con il programma sbagliato.
Solitamente ogni programma registra due tipologie di documenti: proprio e di interscambio. I primi sono quelli che contengono tutte le informazioni relative alle potenzialità di quel programma, i secondi sono invece utili per far sì che quel documento possa essere aperto, utilizzato, inserito in altri programmi.
Facciamo un esempio: realizzando una immagine con Photoshop io creo un documento ricco di tante informazioni come fosse un panino ricco di strati (una foto di base, una immagine più piccola sovrapposta, una scritta con un’ombra che si sovrappone in semitrasparenza alla foto, ecc.). Nel momento in cui salvo, scegliendo il formato proprio che è riconoscibile dalla estensione .psd, alla riapertura avrò nuovamente tutti gli strati del panino modificabili perché è come se avessimo ripreso il documento esattamente come lo avevamo lasciato quando lo avevamo chiuso. Se invece scelgo di salvarlo con una tipologia di documento di interscambio, per esempio .jpg per essere utilizzato da qualsiasi altro programma di grafica, il panino è come se venisse pressato, e perciò riaprendolo con Photoshop apparentemente lo vedremmo come lo avevamo lasciato, ma non sarà più diviso nei suoi ingredienti (tecnicamente chiamati livelli, ma di questo parleremo più avanti quando descriverò Photoshop nello specifico).
I documenti possono essere classificati secondo la tipologia (p.e. file grafici, file audio, file video, file testo, ecc.) ognuna delle quali contiene numerose tipologie di documento con caratteristiche diverse, che sono proprie del programma o universali di interscambio.
- documenti grafici .png .bmp .gif .jpg .psd …
- documenti di testo .txt .doc .docx .rtf …
- documenti audio .aif .mp3 .wav …
- documenti video .mov .avi .mpeg .wmv .mp4 .3gp .flv …
Entrerò nello specifico dei documenti di impaginazione o di altre tipologie di file quando parlerò dei programmi che utilizzo.
Ora ritengo sia opportuno dedicare un capitolo per descrivere in maniera generale come utilizzare e salvare le immagini cercando di mettere un po’ di cose in chiaro.
Testo tratto dal libro: