Maestri del design: Michele Provinciali

Edito da Gangemi Editore, esce il primo volume della collana dedicata ai maestri del design italiano che hanno riversato nella didattica degli ISIA la loro esperienza professionale.

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Introduzione di Franco Mariani
Direttore dell’ISIA di Urbino

È un vero piacere per l’ISIA di Urbino tenere a battesimo il primo volume della collana dedicata a quei maestri del design italiano che hanno riversato nella didattica degli ISIA la loro esperienza professionale. E quando il maestro è Michele Provinciali la soddisfazione è maggiore perché il personaggio ha frequentato non solo il territorio della grafica, ma anche quello del design del prodotto, ivi comprendendo la ceramica, le tre anime degli ISIA.
Terminata l’esperienza di Albe Steiner – che del Corso Superiore d’Arte Grafica, progenitore dell’attuale Istituto, era stato co-fondatore con Francesco Carnevali – con Provinciali si aprì un periodo antitetico al primo ma altrettanto esaltante: Steiner aveva condotto gli studenti verso una grafica rigorosa, sottesa da una evidente geometria, Provinciali li portò in un mondo poetico, fatto di leggerezza e di emozioni per gli oggetti. Tra gli studenti di quegli anni mi piace ricordare, in particolar modo, Massimo Dolcini, anch’egli nostro docente e che l’anno scorso ci ha lasciato.
Come ben la definisce Francesco Ramberti, la didattica di Provinciali fu “…un antidoto, somministrato in anticipo contro l’aggressività e la banalità del mercato delle immagini e la loro monotona ripetizione ad opera delle tecnologie. E un monito a chi vuol fare questo mestiere. Soprattutto oggi.”
Ed è con la speranza che il volume, oltre che essere un doveroso omaggio a un grande maestro, sia letto con interesse dai giovani grafici, che ringrazio Bruno Bandini, Francesco Ramberti e Antonio Motolese per aver contribuito, con impegno e professionalità a concretizzare l’idea nata durante la mostra “Michele Provinciali: senza perdere la tenerezza”, tenuta all’ISIA di Urbino nell’estate del 2005.

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Immagini e tempo
Tratto dalla nota critica di Bruno Bandini 

[…] Michele Provinciali “grafico”, quanto meno da un punto di vista metodologico, è profondamente legato al biennio di Chicago. Al rientro in Italia si tratta di avere l’opportunità di mettere in pratica quel bagaglio di conoscenze. Opportunità che arrivano subito a definire la doppia matrice della sua attività progettuale: da una parte l’insegnamento, dall’altro il rapporto con l’industria.
Nel 1954 Provinciali viene chiamato ad insegnare all’Umanitaria di Milano, dove coordina il Corso di Fotografia. «Iniziai il corso con l’esercizio dei fotogrammi – scrive lo stesso Provinciali – durante il quale gli allievi componevano sulla carta fotosensibile pezzi di plastica, frammenti di vetro, piccoli oggetti d’uso quotidiano. La casualità compositiva, mirata al rapido processo dell’immagine ottenuta con fiotti di luci e successivo sviluppo, rivelava una costante tendenza a comporre o sul centro della carta o su insiemi simmetrici o sulla distribuzione ordinata di pieni e di vuoti». La poetica di Provinciali è tutta compresa nella pratica del suo insegnamento. Sceglie il fotogramma, uno degli strumenti di lavoro preferiti da Moholy-Nagy, ma ne stravolge l’assunto costruttivo. La stessa opportunità di “comporre” ricorrendo ai “resti” del quotidiano, quindi ad una materia consumata e abbandonata dal tempo, caricano la pratica progettuale di un’attenzione decisamente insolita nei confronti dell’evento fortuito che tuttavia è in grado di “raccontare” molte cose sul modo di vedere lo spazio da parte degli studenti. La composizione è decisiva nella creazione dell’immagine, ma non deve essere schiava degli stereotipi attraverso i quali ordiniamo lo spazio. Lo spazio nasce e si definisce sulla scorta delle operazioni che noi conduciamo; non si dà in astratto. I “vuoti” sono importanti quanto i “pieni”; ogni gesto che si manifesta tende ad escludere, produce separazioni, esclusioni, che sono significative quanto il segno che le ha generate. […]

 

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224 pagine – Formato 17 x 24

Con il patrocinio di AIAP

© copyright Gangemi Editore 2006

Progetto grafico: Kaleidon
Design:
Antonio Motolese, Francesco Ramberti
Impaginazione: Elio Di Raimondo
Riproduzioni fotografiche: Alessandro Dolcini – Studio Pelicula, Pesaro

Grazie a: Anna Rita Paffumi, Marinella Fraticelli, Valter Toni, Alessandro Ramberti

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